La Madona di verz
E’ bene precisare subito che il titolo di questo episodio non ha alcuna attinenza con la pronunzia dialettale del nome del nostro paese, che suona “Là Madona dlà Versa”. La vicenda sì svolse negli anni venti ed ebbe per protagonisti una compagnia di giovanotti mariesi, che in una buia serata autunnale bighellonava per le strade del paese da un’osteria all’altra, tirando stancamente l’ora di andare a letto. Ad un certa ora qualcuno manifestò l’idea che uno spuntino prima di coricarsi non sarebbe stato cosa dispregevole .L’idea trovò consenziente tutta la compagnia, ma siccome i quattrini in tasca erano (come sempre) pochi, si pensò di rimediare con i contributi in natura che ognuno avrebbe portato. Fu abbastanza agevole trovare la disponibilità di qualche “micca” di pane e di alcune bottiglie di vino, tuttavia l’iniziativa sembrava essersi arenata sulla difficoltà essenziale, costituita dalla mancanza di companatico. Uno di essi suggerì allora una semplice via d’uscita, e cioè che in mancanza d’altro, se ci fossero state almeno delle verze, avrebbe fornito lui stesso olio ed aceto per condire un’insalata. Dopo che un altro ebbe assicurato di aver notato un orto ben fornito di verze in località Fontanino Ninetta, tutta la compagnia parti in missione notturna. Da ladri inesperti quali erano, evidentemente operarono in modo maldestro nel buio, perché un cane del vicinato abbaiò, si accesero le luci ed il padrone dell’orto si alzò, cosicché la missione notturna si concluse con una precipitosa fuga. Ma prima che ciò accadesse, era già finito nel sacco un discreto bottino di verze, ed appena rientrati in paese i famelici giovanotti ebbero finalmente a disposizione l’occorrente per lo spuntino tanto faticosamente preparato. Il giorno dopo i Carabinieri si presentarono a casa di uno dei ladruncoli, che era stato individuato dal timbro della voce e denunciato dal padrone dell’orto. Se il giovanotto fosse stato meno ingenuo, la negazione di ogni addebito sarebbe bastata a scagionarlo da tutte le responsabilità, poiché si ritrovava inquisito sulla base di un vago indizio piuttosto che su prove testimoniali concrete. Evidentemente così non era, perché, messo alle strette dagli inquirenti, finì per confessare i nomi di tutti gli altri partecipanti alla scorribanda, a carico dei quali fu spiccata denuncia penale per furto. Intervennero allora le famiglie dei ragazzi, che dichiararono la piena disponibilità a rifondere il danno, a condizione che la denuncia fosse ritirata, ma Bandàt (Benedetto) che era il danneggiato, voleva ad ogni costo soddisfazione ed era irremovibile dalla sua posizione di intransigenza. A questo punto fu richiesta l’opera di pacificazione e di mediazione del parroco, don Innocenzo Zanalda, che insieme ad altri notabili del paese, dopo un’estenuante trattativa riuscì a convincere il padrone dell’orto a ritirare la denuncia. Come atto riparatorio fu convenuto che ognuno dei giovanotti avrebbe versato un’oblazione di cinquanta Lire e che il totale raccolto sarebbe stato devoluto all’acquisto di un oggetto sacro per l’arredo della Chiesa Parrocchiale. La statua della Madonna che adorna la Cappella della Natività nella nostra Chiesa fu l’oggetto sacro acquistato, e da allora i parrocchiani di S. Maria Versa chiamarono familiarmente quella statua col nome di “Madona di verz”. |
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